L’importanza delle regole e dei no:
consigli pratici per i genitori.

Tempo di lettura: 3 minuti

Come posso far capire a mio figlio che non deve fare una cosa? Come posso fargli accettare il no?” ci chiede una mamma della nostra community. 

Una sfida comune, che spesso molti genitori ci hanno presentato anche nel verso opposto: come posso motivare mio figlio a fare qualcosa senza doverlo costringere?

L’importanza di dare regole e limiti  precisi e la capacità di farli rispettare è importante per una genitorialità serena ed appagante. 

Il “problema dei no” diventa spesso più urgente intorno ai 4 anni, e non a caso: è proprio intorno a questa età che si afferma l’autonomia di un bambino, che sperimenta in modo concreto i confini e le reazioni del mondo circostante. Dai 4 anni un bambino può quindi iniziare a manifestare una maggiore aggressività quando riceve dei no. Piagnistei, reazioni inaspettatamente oppositive anche di fronte ad abitudini consolidate, fino a reazioni anche molto aggressive e fisiche nei confronti dell’interlocutore. 

Ne abbiamo parlato con la dottoressa Lucia Avino, neuropsicomotricista dell’età evolutiva e founder di Tadà.

“Acotourier ha definito le regole un abbraccio d’amore. Non dobbiamo sentirci in colpa quando diciamo no a nostro figlio. Le regole servono ad esplorare il mondo, ma in sicurezza. Come quando un bambino va in bici: se glielo impediamo non imparerà mai, ma se lo facciamo andare subito da solo senza limiti, senza protezioni, può farsi male. Ma dobbiamo decidere quali regole far rispettare: specialmente quando un bambino è piccolo, spiego sempre alle mamme che non possiamo dargli continuamente divieti. Predisponiamo l’ambiente perchè sia sicuro, e lasciamolo esplorare il mondo circostante. Se non vogliamo che apra i cassetti, mettiamo i gancetti. Copriamo le prese di corrente. Così toglieremo la maggior parte delle occasioni di “no”. Quando i no sono troppi, rischiamo che un bambino non li prenda sul serio. Quando sono molto piccoli, basta stabilire le regole di sicurezza: non si fanno le cose che possono fare male a sè stessi o gli altri. Solo man mano che un bambino cresce, possiamo imporre altre regole. Scegliamole e condividiamole con il bambino, e restiamo coerenti nel farle rispettare” spiega la dottoressa Avino. 

I no vanno motivati

Perchè una regola diventi un’abitudine, dobbiamo spiegarla e motivarla con parole semplici. La classica frase “Perchè no!” può risolvere la questione nel breve termine, ma non ci preserverà a lungo, specialmente quando il nostro bambino è già oppositivo ed agitato da un po’. Anche se siamo stanchi e demotivati, dobbiamo trovare la pazienza di sintonizzarci con il bambino, e capire la sua difficoltà. Le regole non solo rassicurano noi genitori, ma donano una routine rassicurante anche al bambino stesso: saprà con certezza entro quali confini spingersi e sarà più tranquillo, crescerà meglio. Facciamo quindi sempre degli esempi quando diamo una regola o un divieto: “Non puoi mangiare un altro gelato, perchè rischi che ti venga mal di pancia”, “Non si corre sul marciapiede, potresti far cadere qualcuno”. I bambini capiranno che c’è un motivo e piano piano accetteranno la regola, senza più discutere. 

E se piange/ si arrabbia?

La natura insegna: è mamma anatra a guidare gli anatroccoli nello stagno e non viceversa. Anche se siamo stanchi e può capitare di perdere la pazienza, non abdichiamo al nostro ruolo di guida: le regole le dettiamo noi e restano tali anche se un bambino piange, urla o si oppone. Lasciamolo fare, senza invalidare la sua rabbia: è un’emozione che abbiamo il diritto di vivere. Quando si sarà stancato, mostriamoci accoglienti, abbracciamolo e consoliamolo. Non usiamo mai il nostro affetto come merce di scambio. Perchè cresca sereno ed equilibrato, un bambino ha bisogno di sapere che non perderà l’amore dei genitori se per una volta si comporta male. Niente frasi come “non urlare o la mamma diventerà triste”. Parliamo serenamente e spieghiamo di nuovo la regola o la motivazione del No: dopo un paio di episodi smetterà di opporsi, se vedrà che è inutile e che la regola resta tale nonostante le sue reazioni. 

Le regole non sono un optional

Poche, chiare regole, da far rispettare con costanza. 

Se lui/lei non vuole lavarsi i denti, poniamo una scelta: vogliamo lavarli insieme? Mai cedere ed uscire senza lavare i denti: dobbiamo essere noi a tracciare i limiti, non viceversa, se non vogliamo che la nostra vita di genitori diventi motivo di frustrazione. Condividiamo in modo assertivo le nostre regole nella coppia, con i nonni, con gli zii e manteniamoci coerenti in tutte le situazioni, senza cedere quando siamo fuori casa o ci sono altre persone. Solo così potremo definire confini chiari e dare il buon esempio. Se noi stessi ci diamo delle regole e le condividiamo con i bambini, impegnandoci a rispettarle, anche loro si sentiranno più motivati e svilupperanno un maggior senso di responsabilità. 

Offrite un’alternativa

Se lui/lei insiste, proviamo ad offrire una scelta invece di dire sempre no. Se vuole il gelato ma non siamo d’accordo, proponiamo, per esempio, di fare insieme i biscotti. 

“Sforziamoci di riflettere prima di dare un divieto. Molto comune tra i bambini è salire sullo scivolo al contrario: in questo caso, stanno solo facendo un nuovo gioco di esplorazione motoria. Farli scendere o minacciarli di andare via non è necessario. Limitiamoci a tenerli d’occhio ed aiutarli, perchè non si facciano male. Teniamo sempre conto dell’età di un bambino e spieghiamo anche ai nonni ed alle altre figure che stanno con lui che certi comportamenti sono naturali.. La mamma di un mio piccolo paziente mi ha raccontato che la strada fino a casa era motivo di frustrazione: il bambino piangeva e si impuntava per prendere una strada più lunga e lei lo assecondava, per non sentire piagnistei. Qui c’è l’errore: siamo noi a dover mettere il limite, non lasciare che lo metta il bambino.

Non sentiamoci in colpa e non cediamo: ricordiamo che le regole servono a crescere più sereni” conclude la dottoressa Avino.  

Leggi anche l’articolo sui Giochi per stimolare il linguaggio.