Inserimento asilo: errori da evitare
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La scuola dell’infanzia è un luogo sociale completamente nuovo, per i bambini ma anche e soprattutto per i genitori. Fin dai primi giorni di scuola si moltiplicano gli eventi nuovi nella vita del nostro bambino: tanto tempo lontano da noi, pasti fuori, nuove attività, interazioni con altri bambini, festicciole.
Ci sono alcuni comportamenti che i genitori mettono in atto in modo involontario e che possono ostacolare la piena partecipazione del bambino alla nuova dimensione rappresentata dalla scuola.
Inserimento asilo: automatismi da correggere
Niente domande sul cibo
Uno degli aspetti che più preoccupano i genitori durante i primi giorni d’asilo è sicuramente l’approccio dei bambini al cibo: se i nostri bambini sono selettivi o comunque non mangiano tutto, sarà naturale per un genitore chiedere opzioni in bianco o avvertire del “problema”. Una prevenzione eccessiva però non farà che peggiorare la selettività del bambino: lasciamolo libero di scegliere come comportarsi, senza interferire. I bambini tendono ad assumere il comportamento che ci aspettiamo da loro, ma se lasciati liberi possono sorprenderci con uno straordinario senso d’adattamento, dovuto all’entusiasmo della novità e alla presenza dei compagni, che rappresentano esempi di comportamento diversi. Evitiamo troppe domande sul cibo al ritorno a casa: assicuriamoci che abbiano mangiato, ma senza entrare nei dettagli (potremo sempre parlarne con l’insegnante). A scuola si va per crescere.
Festa anche da soli
Già nei primi mesi può capitare che il vostro bambino riceva inviti per festicciole di compleanno dei compagni di classe. Il campanello d’allarme per il genitore può scattare nel caso in cui l’invito sia esteso solo ai bambini, senza adulti, Anche se nostro figlio non è abituato a stare senza di noi, non escludiamo a priori la possibilità che ci vada e si diverta: incoraggiamolo con un sorriso, mostriamoci calmi e fiduciosi. Possiamo sempre aspettare fuori.
L’ansia da separazione è naturale, ma non mostriamola a nostro figlio
“Il rapporto tra madre e figlio è paradossale e, per un senso, tragico. Richiede il più intenso amore da parte della madre, e tuttavia questo stesso amore deve aiutare il figlio a staccarsi dalla madre e a diventare indipendente.” scriveva Eric Fromm. Lo vediamo più che mai proprio quando arriva il momento di andare a scuola.
Se noi per primi ci mostriamo entusiasti della nuova avventura e fiduciosi che nostro figlio ce la farà, ridurremo drasticamente le difficoltà dei primi giorni di separazione. Per un genitore che affronta il primo distacco, è naturale chiedersi se suo figlio sarà sereno, se saprà farsi capire o se i suoi bisogni saranno soddisfatti. Rispondiamo a noi stessi che sì, andrà tutto bene. Comunichiamo la stessa fiducia e positività anche ai nostri bambini, spiegando che l’insegnante si prenderà cura di loro e che sarà bellissimo giocare con gli altri bimbi. Non allarmiamoci se all’inizio nostro figlio sembra non partecipare: non significa che non si sta inserendo bene rispetto ai bimbi che mostrano maggiore entusiasmo. Evitiamo paragoni e lasciamolo sperimentare, pian piano si ambienterà.
Un “tatuaggio” in comune per favorire il distacco
Sempre utili con i bambini oggetti di transizione e strategie che possano fornire supporto psicologico in nostra assenza. Mettiamo nel suo zaino un orsacchiotto o un oggetto a lui/lei caro oppure disegniamo con la penna un cuoricino o un’altra forma speciale sulla sua mano e sulla nostra: spieghiamo che possiamo sentirci vicini anche quando siamo lontani e se si sentirà solo potrà guardare la sua manina. Molto utile può essere la lettura di libri come Il Filo Invisibile.
Conflitti e comportamenti anomali? Non facciamone un dramma
“Mio figlio ha dato un morso a un altro bambino!”, “Eppure non l’hai mai fatto a casa!”. Non è insolito che un bambino metta in atto comportamenti aggressivi o conflittuali nei confronti dei compagni durante i primi tempi a scuola. Si tratta di un ambiente nuovo, in cui si sperimenta in modo diretto la condivisione: in una classe un bambino deve condividere con (molti) altri l’attenzione dell’adulto, i giochi, il tempo. Il comportamento conflittuale è solo il suo modo naturale di esprimere il suo nuovo stato emotivo (di paura, frustrazione o semplicemente stress) e in quanto tale va ridimensionato: non bisogna farne un dramma nè sentirsi in qualche modo responsabili. Mostriamo comprensione verso la sua rabbia, non servono punizioni o rimproveri: in un ambiente nuovo, senza le figure di riferimento, un bambino può sentirsi in emergenza continua e sfogare con la rabbia il suo malessere. Riconosciamo la sua emozione e sintonizziamoci con lui/lei: mostriamo innanzitutto che capiamo come si sente, cercando di comprendere le motivazioni alla base della sua reazione. Mostriamoci comprensivi anche se un altro bambino ha mostrato aggressività nei confronti del nostro. Con un tono fermo ma gentile ed un atteggiamento accogliente riusciremo quasi subito a calmarlo/a. Solo allora potremo educare con calma il bambino ad un controllo della propria emozione e spiegargli che deve gestirla in modo diverso. Mostriamoci fermi ed assertivi e ricordiamo che l’insegnamento di un’abilità nuova richiede coerenza: diamo il buon esempio ed evitiamo discussioni ed attacchi di rabbia davanti ai nostri bambini.
“I litigi sono un’utile occasione di crescita: mostrano al bambino che non esistono solo le sue esigenze. Se impariamo a gestirlo, un litigio può essere l’occasione di insegnare l’empatia, la capacità di stare con gli altri. Non c’è niente di male nel contrasto, non va demonizzato: dobbiamo solo aiutare i nostri bambini a capire che c’è modo e modo di esprimerlo” spiega la dottoressa Avino, neuropsicomotricista dell’età evolutiva e founder di Tadà.
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