Pillole di CAA: come usare i simboli ed impostare una comunicazione di qualità

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La stesura di questo articolo è iniziata per creare un contenuto di qualità sulla CAA, con il contributo degli esperti del team scientifico di Tadà. Da sempre condividono con la nostra community di genitori, docenti e terapisti consigli e best practices. La CAA è, del resto, il supporto che Tadà ha scelto per rendere accessibili  e di immediata comprensione le fiabe, così utili ed attrattive per un bambino. 

I simboli della Comunicazione Aumentativa Alternativa rendono possibile la comunicazione con i bambini non verbali, facilitano la comprensione di una nuova lingua in caso di bambini non italofoni, stimolano il linguaggio in bimbi piccoli che non hanno ancora accesso alla letto-scrittura. 

Chi la usa sa che è una risorsa preziosa, e non solo per i bambini: anche per gli adulti che non hanno accesso al linguaggio è la chiave che rende possibile la comunicazione.

CAA: Consigli pratici da un esperto

Ne abbiamo parlato, sì, parlato, con Giulio Boscaròl: la CAA ha reso possibile uno scambio ricchissimo che non potevamo non condividere con la nostra community. Giulio è un esperto di Comunicazione Aumentativa Alternativa, perchè la usa da sempre, essendo affetto da paralisi cerebrale infantile. All’inizio pensavamo di costruire insieme un contenuto utile fatto di informazioni e strategie pratiche, ne è emerso qualcosa di molto più profondo, quando Giulio ci ha inviato la sua video- presentazione. 

Guardala sul nostro canale Youtube: Pillole di CAA

Dopo averlo vista, abbiamo iniziato a confrontarci: Giulio ci ha ispirato a parlare di qualcosa di ancora più prezioso. La nostra percezione della diversità e come questo si riflette nei nostri comportamenti e nell’uso che facciamo dei simboli.   

Tutti noi tendiamo a mettere in atto degli automatismi di fronte a persone con disabilità, ma abbiamo mai provato a chiederci come veniamo percepiti? Il punto di vista di una persona con disabilità è molto diverso da quello che crediamo e la barriera del linguaggio ci spinge spesso a credere che una persona non verbale sia automaticamente meno consapevole. Giulio ci dimostra che è vero il contrario: nel suo video ci fornisce utilissimi consigli pratici per usare la CAA ed impostare una comunicazione efficace, ma anche spunti di riflessione più ampi, che abbiamo commentato con il team di Tadà. 

Comunicazione Aumentativa Alternativa: cosa non fare 

Sostituirci alla persona con disabilità ed usare i simboli per anticipare le risposte

Tendiamo quasi sempre ad avere un atteggiamento di cura, legato ai bisogni. Chiediamo, per esempio, “ti passo l’acqua?. Ma magari la persona in questione è perfettamente in grado di arrivarci. Non diamo per scontato che chi ha una disabilità ha necessariamente un bisogno da soddisfare: ha bisogno innanzitutto di svago, confronto, compagnia, esattamente come tutti noi” spiega la dottoressa Lucia Avino, neuropsicomotricista dell’età evolutiva e founder di Tadà.

Dobbiamo insegnare a chiedere aiuto, ma senza sostituirci alla persona nelle azioni quotidiane e stimolarne l’autonomia.  Insegnare un’abilità incoraggia l’apprendimento di molte altre abilità. Se usiamo i simboli della Comunicazione Aumentativa Alternativa, come spiega Giulio, non commettiamo l’errore di anticipare o  influenzare la risposta che ci aspettiamo toccando il simbolo. Lasciamo l’interlocutore libero di dare la risposta che preferisce: l’obiettivo della CAA è consentire a tutti di comunicare in modo autentico, non di imitare la comunicazione altrui. 

Usare tutto in chiave terapica

Lo vediamo anche tra i nostri clienti: se un bambino ha una difficoltà, i genitori e gli insegnanti tenderanno ad usare le nostre fiabe ed i nostri giochi come strumento di “riabilitazione”, monitorando l’attenzione e le altre competenze del bambino. I nostri giochi stimolano varie competenze, ma lo fanno attraverso il divertimento. Lasciamo  che il bambino innanzitutto si diverta, esattamente come gli altri, e non sforziamoci di giocare in chiave “terapica”. Le mode valgono per tutti i bambini: inseriamo tra i suoi giochi anche quelli più tradizionali e leggeri ed i giochi o i personaggi del momento. Ricordiamo che il gioco è svago, e solo quando si divertono i bambini apprendono di più. Anche solo imparare semplici regole e stare con gli altri è un’abilità preziosa. Se durante un’attività usiamo la CAA, leggiamo sempre ad alta voce toccando il simbolo. Se ci sono due opzioni di risposta, ripetile una alla volta in modo che l’interlocutore possa scegliere cosa rispondere dopo aver valutato le alternative. Queste best practices eviteranno  fraintendimenti e ci permetteranno di impostare una comunicazione fluida, così che tutti i bambini possano divertirsi e partecipare attivamente.  

Banalizzare i fastidi sensoriali

Una regola che vale per tutti i bambini. Ci sono bimbi che non amano il volume alto o hanno altri fastidi legati ai sensi. Non forziamoli, nel tentativo di “aggiustarli”. Mostriamoci comprensivi e diamo loro tempo. Se un adulto ha paura di volare o evita di prendere l’ascensore, perchè un bambino non può sentirsi a disagio nel tagliarsi i capelli? A pensarci bene, tutti abbiamo delle fragilità.

Escludere dalla conversazione, usare i simboli solo in virtù di un bisogno

Troppo spesso le persone vedono solo la disabilità di un individuo, ignorando le altre sfaccettature della sua personalità. Come sottolinea Giulio, tendiamo a trattare tutte le persone con disabilità come bambini e a mostrarci compassionevoli, ad alzare la voce (ma non c’è n’è bisogno, come  dice Giulio, ho un ottimo udito), spesso parliamo davanti a loro come se non ci fossero, escludendoli dalla conversazione.  Anche con i bambini,  diamo quasi sempre per scontato che abbiano bisogno di qualcosa: ma un bambino o una persona con disabilità è un nostro pari, che magari vuole semplicemente esprimere un suo giudizio/commento. Comportiamoci di conseguenza. 

Sta guardando qualcosa? Mettiamoci accanto a lui/lei, alla stessa altezza. Che cosa guarda? Forse scopriremo semplicemente che guardava le nostre scarpe, le/gli piacciono! Esattamente come succederebbe per chiunque altro.  Possiamo usare la CAA anche per conversare e scherzare.  Ogni persona è unica e la disabilità è solo una parte di ciò che siamo. 

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