Universal design for learning, Strategie pratiche di didattica inclusiva
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Gli insegnanti comprendono bene l’importanza della didattica inclusiva. Negli ultimi anni il modello dell’Universal Design for Learning (UDL – Progettazione Universale per l’apprendimento) ha assunto un ruolo sempre più significativo. Questo approccio educativo mira a superare la categorizzazione degli alunni attraverso la creazione di programmi didattici adatti a tutti. Ma come possiamo rendere la didattica veramente inclusiva? Ci sono delle strategie pratiche? Ne abbiamo parlato con la dottoressa Barbara Greco, psicopedagogista ed esperta in didattica speciale del team di Tadà.
Come possiamo rendere inclusiva un’attività?
La didattica inclusiva è il termine usato per descrivere un approccio educativo che deve essere ben pianificato per essere davvero inclusivo. Le attività devono essere predisposte in modo che siano accessibili non solo per i bambini con disabilità, ma anche per quelli che possono avere disagi sociali o non parlano italiano come lingua madre. Già in fase di programmazione, dobbiamo considerare la nostra classe come una classe con abilità differenziate. La gestione efficace delle differenze e dei diversi livelli di competenza è il cuore della questione didattica, poiché mira a valorizzare ogni diversità e a rendere il sapere accessibile a tutti gli alunni presenti in classe. Quindi adottare un modello come l’UDL ci permette non solo di gestire efficacemente le singole differenze, ma anche di valorizzarle a beneficio dell’intera classe. Una scuola è inclusiva quando offre a tutti le stesse opportunità di apprendimento e permette a ogni studente di esprimersi al meglio delle proprie capacità.
Esistono strategie pratiche che possiamo implementare? E sono applicabili a tutti gli argomenti del programma?
Certamente! Possiamo utilizzare il modello dell’Universal Design for Learning per tutte le competenze. Ad esempio, se stiamo per affrontare l’argomento degli Egizi, una lezione inclusiva prevede di iniziare utilizzando supporti visivi come immagini per accompagnare le parole. Possiamo utilizzare simboli della CAA (Comunicazione Aumentativa e Alternativa) cartacei o inseriti su tablet, utilizzando un software di comunicazione come Let Me Talk o Niki Talk. Questo aiuterà a mantenere alta l’attenzione non solo dei bambini che tendono a partecipare meno attivamente, ma anche degli altri studenti. Un’altra strategia efficace è quella di preparare giochi educativi che coinvolgano lettura e movimento. Ad esempio, dopo aver letto una fiaba in classe, possiamo organizzare un gioco tradizionale come la sedia musicale, ma con un’ambientazione basata sulla fiaba stessa. Alcuni bambini potrebbero interpretare i porcellini, altri il lupo, altri ancora Hansel e Gretel o la strega cattiva. Possiamo rendere coinvolgente ogni argomento, permettendo ai bambini di diventare protagonisti attivi. Interpretare un personaggio abbassa le difese di alcuni bambini, offrendo anche a quelli più timidi, passivi o non verbali la possibilità di partecipare e di avere un ruolo, superando l’ansia da prestazione. Coinvolgendo l’intera classe possiamo davvero includere in modo efficace anche i bambini con Bisogni Educativi Speciali. In questo modo, insegniamo abilità di vita oltre che nozioni: questa è l’essenza della didattica inclusiva.
Ci sono altre strategie utili?
Sì, tutto ciò che associa l’apprendimento a un’esperienza reale, passando dall’ascolto all’azione. I bambini impareranno e ricorderanno molto di più. Ad esempio, se stiamo studiando i nomi delle verdure e della frutta in inglese, possiamo preparare insieme un cestino della spesa con vere verdure.
Come può aiutarci la tecnologia?
La tecnologia offre strumenti che ci consentono di presentare contenuti comuni che possono fungere da punto di contatto anche per i bambini con esigenze speciali. Ad esempio, la visione di una fiaba animata di Tadà tramite tablet o Lim può favorire il coinvolgimento di tutti i bambini. Possiamo poi lavorare su questo contenuto in termini di comprensione, gioco e attività didattiche partecipative.
Ricordiamo che la didattica inclusiva richiede un’attenzione costante alle esigenze individuali degli studenti e l’introduzione degli opportuni adattamenti alle diverse attività in modo da soddisfare tali esigenze. Utilizzando strategie secondo il modello dell’Universal Design for Learning, coinvolgendo tutti i 5 sensi, creando esperienze reali e sfruttando la tecnologia, possiamo rendere le attività didattiche inclusive e offrire a tutti gli studenti opportunità di apprendimento significative.
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